11.02.2014 19:11

Controllo obbligatorio delle nascite in Cina

IL CONTROLLO OBBLIGATORIO DELLE NASCITE
Le politiche cinesi di trasferimento della popolazione e controllo delle nascite sono state descritte come tentativi di genocidio volti a sterminare il popolo Tibetano. Queste politiche, volute dallo stato, si sono tradotte in una sistematica e premeditata politica di discriminazione e violenza nei confronti delle donne tibetane.

Il governo cinese sta’ applicando una politica discriminatoria ed illegale che mira a ridurre la popolazione tibetana.

“E’ necessario procedere con forza alla sterilizzazione di quelle coppie che non si siano sottoposte alla sterilizzazione o all’uso di contraccettivi.” (Fonte: Politics and Law Tribune - pp. 89-93 - Pechino, aprile 1993).

Sono state imposte delle quote per ridurre il numero di figli e le famiglie che superano la quota assegnata devono affrontare la discriminazione e grosse multe. Un bambino o una bambina nati “fuori quota” sono generalmente trattati come una “non-persona”, non saranno registrati all’anagrafe e di conseguenza nel corso della loro vita si vedranno negati tutti i più elementari diritti quali cibo, tessere annonarie, istruzione o il diritto ad ottenere della terra.

Se una donna rimane incinta dopo aver raggiunto la quota assegnata, è costretta ad abortire. Se si rifiuta di abortire, viene sottoposta a sterilizzazione subito dopo la nascita del bambino.

Gli aborti o le procedure contraccettive cui sono sottoposte le donne tibetane sono spesso pericolose. Generalmente avvengono in strutture arrangiate alla meglio, senza alcuna assistenza medica né medicazioni successive all’intervento. Tale negligenza ha provocato molti casi di decessi postoperatori. La paura della sterilizzazione e la mancanza di informazioni riguardo alla natura di questi innesti scoraggiano molte donne che non accettano nemmeno l’assistenza medica generale.

A cura del Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia - Novembre 2000

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