11.02.2014 19:10

Diritti umani negati in Cina

Domenica 05 luglio 2009  “Cina Oggi”
Negli ultimi anni il rispetto dei diritti umani in Cina non e' affatto migliorato. Al contrario, il governo ha intensificato la repressione nei confronti dei difensori dei diritti umani in occasione della pubblicazione della 'Carta 08' (una petizione che chiede riforme legali e politiche) e poi delle ricorrenze del 50° dell’anniversario dell’inizio dell’esilio del Dalai Lama e del 20° anniversario di Tiananmen. 

A causa della successiva repressione, molte persone sono state condannate nel tempo, solo per aver esercitato il proprio diritto alla liberta' d’espressione, ad esempio dando vita a dibattiti on line o pubblicando su Internet poesie in ricordo delle vittime. Alla vigilia dell’anniversario della repressione di Tiananmen, le autorita' cinesi hanno intensificato il giro di vite nei confronti dei difensori dei diritti umani. Amnesty International ha documentato almeno 100 casi di attivisti trattati con violenza o sottoposti a brevi periodi di carcere per aver difeso i diritti sindacali, il diritto alla terra o quello all’alloggio.

Recentemente sono stati minacciati avvocati in relazione al loro lavoro in difesa dei diritti umani e almeno a 18 di loro non e' stata piu' rinnovata la licenza per esercitare la professione. Questi avvocati patrocinavano cause che riguardavano tibetani coinvolti nelle proteste del marzo 2008, difensori dei diritti umani, familiari delle vittime del terremoto in Sichuan e di quelle legate allo scandalo del latte in polvere avvelenato. I difensori dei diritti umani rischiano fortemente di subire attentati e di vedere negati i loro diritti fondamentali.

Molti attivisti, considerati da Amnesty International prigionieri di coscienza, sono incarcerati per motivi politici, mentre altri, sempre piu' numerosi, sono sottoposti ad arresti domiciliari e a forme di sorveglianza particolarmente intrusive, da parte della polizia. Coloro che hanno sottoscritto la 'Carta 08' vengono spesso convocati per interrogatori. A giugno e' stato arrestato Liu Xiaobo, 53 anni, docente universitario, esponente di spicco del movimento di Tiananmen del 1989 e firmatario della 'Carta 08', con l’accusa di 'diffondere voci false e diffamatorie contro il governo allo scopo di sovvertire lo stato e rovesciare il sistema socialista. Se condannato, rischia un minimo di 15 anni di prigione. Il crimine di 'incitamento alla sovversione contro il potere dello stato' e' stato adottato dal codice penale cinese nel 1997 ed e' usato in modo regolare contro chi cerca soltanto di esercitare il proprio diritto alla liberta' di espressione. Sono decine i dissidenti imprigionati per questo motivo, tra cui Hu Jia, vincitore del premio Sakharov 2008, che sta scontando tre anni e mezzo di carcere per aver pubblicato sul web alcuni articoli sulla necessita' di una svolta democratica in Cina.

Il numero delle persone ancora in carcere per i fatti di Tiananmen dimostra quanto sia ancora dominante la mancanza d'impegno in favore dei diritti umani.

 

Venerdì 08 ottobre 2010

Nobel per la pace all’attivista per i diritti umani Liu Xiaobo, Amnesty International ha chiesto alle autorita’ cinesi di rilasciare tutti i prigionieri di coscienza. 
Liu Xiaobo, 54 anni, intellettuale e scrittore, sta scontando una condanna a 11 anni di carcere per ‘incitamento alla sovversione dei poteri dello stato’. Il suo ‘reato’ e’ stato quello di aver invocato incessantemente riforme politiche, democrazia e rispetto dei diritti umani. 

‘Il premio Nobel per la pace a Liu Xiaobo e’ un riconoscimento importante. Speriamo che terra’ accesi i riflettori sulla lotta per le liberta’ fondamentali e per i diritti umani per cui Liu Xiaobo e altri attivisti cinesi si battono. Il premio tuttavia potra’ fare davvero la differenza se stimolera’ una maggiore pressione internazionale per ottenere il rilascio di Liu Xiaobo e degli altri attivisti in carcere solo per aver esercitato il loro diritto alla liberta’ d’espressione’ – ha dichiarato Catherine Baber, vicedirettrice del Programma Asia Pacifico diAmnesty International. 

Liu Xiaobo e’ stato tra i promotori di ‘Carta 08’, un manifesto in favore di riforme politiche e legali e di un sistema democratico e rispettoso dei diritti umani, sottoscritto originariamente da 300 personalita’ e in seguito da oltre 12.000 cittadini cinesi. 

Arrestato l’8 dicembre 2008, il giorno prima della diffusione on line di ‘Carta 08’, Liu Xiaobo e’ stato condannato a 11 anni di prigione il 25 dicembre 2009 al termine di un processo durato due ore. Tra le ‘prove’ contro di lui, anche gli articoli da lui scritti sul movimento per la democrazia del 1989. 

Amnesty International proseguira’ la sua campagna per il rilascio di Liu Xiaobo e degli altri promotori di ‘Carta 08’ in carcere.

 

 

 

Le condizioni complessive dell’ambiente in Cina appaiono in continuo peggioramento.

 

Secondo i dati del ministero dell’Ambiente, in Cina un sesto dei fiumi è gravemente inquinato ( i liquami trasportati dal loro corso non possono essere utilizzati neanche a scopo agricolo perché avvelenerebbero la terra) , quattro laghi su dieci soffocano a causa delle alghe, il cinquanta per cento delle città è colpito da piogge acide, la qualità dell’aria peggiora di anno in anno (solo il 3,6 per cento delle 471 città sottoposte a monitoraggio ha ottenuto il punteggio di 1 («qualità ottima»), mentre un centro urbano su cinque non ha raggiunto il parametro più basso fissato dagli obiettivi annuali stabiliti dal governo)  e l’avvelenamento da metalli pesanti ha ormai superato il livello di allerta.

  

Un dato che peggiorerebbe ulteriormente se confrontato con gli standard minimi qualitativi previsti dall’Organizzazione mondiale della sanità. Sono  sempre di più le città cinesi che soffocano sotto una cappa di grigio smog; nell’1,7 per cento dei casi respirare quest’aria arriva ad essere addirittura «pericoloso». Un capitolo specifico del dossier del governo di Pechino è dedicato al problema dell’inquinamento prodotto dai metalli pesanti. Primo produttore e consumatore mondiale di piombo, la Cina ha avviato nel corso del 2010 una campagna nazionale per contrastare l’avvelenamento causato dal mancato rispetto delle norme di tutela ambientale da parte di imprese minerarie e dalle industrie che trattano i minerali estratti dal terreno.

 

 Il governo cinese è consapevole della situazione ,ma  è  combattuto tra le esigenze collegate allo sviluppo dell’economia, che Pechino non ha mai smesso di rincorrere, e la tutela dell’ambiente. Il nuovo piano quinquennale approvato a marzo ha ritagliato ad esempio un posto importante alle energie rinnovabili nella crescita del Paese e stabilito importanti obiettivi per la protezione delle risorse naturali.    Al tempo stesso però la Cina resta riluttante ad assumere impegni vincolanti in settori chiave come quello delle emissioni inquinanti e dei cambiamenti climatici.

 

 

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