31.01.2014 14:47

Il lavoro minorile

 

 

L’infanzia è una tappa importante della vita, per il gioco, per imparare, per crescere, si tratta di un periodo in cui tutti i bambini dovrebbero avere l’opportunità di sognare  e fare progetti per il futuro, invece per più di 250 milioni di bambini e adolescenti in tutto il Mondo, l’infanzia è un sogno perduto. Lavorano dalle prime ore del mattino fin dopo il tramonto: si possono trovare a vendere fiori o ad abbrustolire la propria pelle in piantagioni gigantesche, sporche ed infette da residui chimici, a pulire i pavimenti  delle ville di milionari incoscienti, a rompersi la schiena in buie fabbriche di tappeti sotto la frusta della moderna schiavitù. Questi bambini non conoscono nessun altro gioco che non sia la sopravvivenza. La loro scuola è la strada, il loro insegnante l’ingiustizia, il loro futuro è rappresentato da un nero veicolo di incertezza. In un mondo così sviluppato è quasi incredibile rendersi conto come certi bambini siano obbligati a rinunciare al loro futuro e a lavorare per la loro sopravvivenza.

 

Secondo l’ultimo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), sono più di 250 milioni i piccoli di età compresa tra i 10 e i 14 anni che lavorano nei Paesi in via di sviluppo

 

Il 61 per cento sono in Asia, il 32 per cento in Africa e il 7 per cento in America Latina.

 

L’India è uno dei Paesi più colpiti

I ragazzini lavoratori in India sono 1 milione e cento mila, fanno gli agricoltori, i pescatori .

La notte dormono ai bordi delle strade, nelle stazioni o sotto i ponti. Migliaia di bimbi fabbricano i beedies – le piccole sigarette indiane – o tingono i tessuti per 30 rupie al giorno a contatto continuo con materiali tossici. Sono lavori pericolosi: ci sono anche adolescenti che lavorano in fabbriche di fuochi d’artificio e fiammiferi”.

. Le condizioni sono spesso terribili: bambini che possono anche avere solo 5 anni, lavorano 12 o più ore al giorno per sei ma anche sette giorni alla settimana.

 

 

Oltre 5.000 bambini. , in Pakistan, producono e rifiniscono palloni di cuoio, del tipo professionale, cuciti a mano, per conto delle principali ditte di articoli sportivi del mondo..

 

In tutto il paese sono 8 milioni i piccoli lavoratori, tra i 10 e i 14 anni; costituiscono il 20% della popolazione attiva, e la maggioranza è impiegata nell'edilizia, per la fabbricazione di mattoni d'argilla, o nelle piccole fabbriche.

In molti paesi asiatici i padroni delle fabbriche preferiscono i bambini come operai: per le mani piccole, più adatte al lavoro, ma soprattutto perché li pagano meno della metà degli adulti. E' quasi impossibile per le famiglie sottrarsi a questa crudele forma di usura: contraggono debiti, quindi sono costretti a cedere i propri figli come lavoranti per ripagare il debito, ma i guadagni sono insufficienti e il debito non si estingue mai...
 

 

 

 

 

Per questo il primo obiettivo dei programmi UNICEF è aiutare le famiglie a riscattare i figli dal lavoro forzato. Grazie a un'alleanza con varie associazioni e con il contributo delle autorità locali, viene estinto il debito e i bambini vengono poi mandati a frequentare speciali scuole, create nei loro villaggi, dove si applicano metodi d'insegnamento innovativi, con molto spazio alla musica e al gioco ma anche con molte materie orientate per dare loro una professionalità.

 

 

 

La settimana lavorativa dei bambini brasiliani dai 5 ai 9 anni, in media è di 12 ore settimanali, mentre quella delle bambine dai 10 ai 13 anni è di 22 ore settimanali. Per gli adolescenti tra i 16 ed i 17 anni si arriva ad una una media di 37 ore settimanali. 

Il tipo di lavoro che i bambini svolgono nelle periferie urbane povere e nella zona rurale abbraccia diversi settori: tagliano la canna, raccolgono caffè, arance, vendono dolci, sorvegliano le macchine, lucidano le scarpe, ecc. Invece nei sobborghi delle metropoli cresciute a dismisura, migliaia di bambini sono gettati sulle strade per il mercato della prostituzione o per il traffico di droghe.

 

 

 

 

Il lavoro minorile, cioè il lavoro che impiega mano d'opera di età inferiore ai 14 anni, è vietato dalla legge 977 del 1967. In realtà, però, basta guardarsi un po' intorno per vedere che molti bambini lavorano. Di solito svolgono il loro lavoro in aiuto ai genitori, per esempio nella gestione di bar, ristoranti, distributori di carburante, pizzerie; ma spesso lavorano anche fuori dall'ambito familiare. Quanti sono i minori lavoratori? E'̀ difficile fornire cifre esatte sul lavoro minorile in Italia, perché ci sono pochi dati ufficiali e perché, a volte, non è facile distinguere tra lo sfruttamento del lavoro minorile e il semplice aiuto nelle attività familiari, che, se svolto entro certi limiti, può anche rappresentare un momento educativo. L'Istituto Centrale di Statistica (ISTAT) ha svolto un'indagine sulle famiglie italiane e ha raccolto dati sulle attività lavorative che i bambini di età compresa tra i 6 e i 13 anni svolgono, sia nell'ambito familiare che all'esterno delle mura domestiche. Tralasciando i dati relativi ad attività assimilabili all'aiuto nell'ambito familiare, l'indagine afferma che in Italia lavorano circa 490.000 minori. Le condizioni di lavoro Le condizioni di lavoro dipendono prima di tutto dalle condizioni socioeconomiche della famiglia: chi appartiene alle famiglie della piccola borghesia imprenditoriale lavora soprattutto con i genitori nell'azienda familiare, mentre i bambini delle famiglie più povere lavorano per lo più fuori dall'ambito familiare, o, come si dice, per conto terzi. In questo secondo caso la situazione è peggiore, perché non di rado si arriva a casi di vero e proprio sfruttamento. Indipendentemente dai settori in cui sono impiegati, ai giovanissimi lavoratori sono affidati compiti generici, di servizio o di manutenzione del posto di lavoro. L'orario di lavoro è molto variabile. Molti piccoli studenti-lavoratori svolgono un vero e proprio "part-time", dedicando al lavoro buona parte del pomeriggio. D'estate poi, il tempo di lavoro comprende spesso l'intera giornata. Le retribuzioni, quando ci sono, sono bassissime; oppure i bimbi vengono ricompensati in natura, soprattutto i più piccoli, con regali e regalini personali o alimenti che è possibile portare a casa per il consumo familiare. Le bambine: un caso particolare La condizione delle bambine che lavorano merita un discorso a parte. Il loro lavoro si svolge in prevalenza tra le mura domestiche ed è a volte così gravoso da compromettere la regolare frequenza scolastica (in alcuni casi comporta addirittura l’abbandono degli studi). I genitori attribuiscono spesso scarsa importanza al successo scolastico delle figlie, per cui abbandonare la scuola non è vissuto come un problema. Ciò vale soprattutto per i ceti sociali più modesti, dove il futuro delle fanciulle viene associato alla casa, al matrimonio e ai figli che verranno e assai di meno al lavoro e alle esperienze fuori dall'ambito familiare. I minori immigrati Infine, è importante ricordare che in Italia oggi esistono molti minori immigrati. Secondo dati recenti forniti dalla Caritas italiana, un'associazione che si occupa da molto tempo dell'assistenza ai più bisognosi, nel nostro Paese ci sarebbero circa 80.000 stranieri con meno di 14 anni di età. Non si sa quanti di questi bambini lavorino, ma in almeno tre comunità di immigrati sembra particolarmente frequente il ricorso al lavoro minorile: la comunità cinese, quella magrebina e quella Rom. Praticamente tutti i minori delle famiglie cinesi in Italia sembrano essere coinvolti in attività lavorative: nel periodo della scuola dell'obbligo si parla di 3-4 mila bambini lavoratori cui si deve aggiungere un altro 50% nella fascia di età tra i 15 e i 18 anni. Per la comunità magrebina non abbiamo cifre affidabili: tuttavia, si sa che l'età dei bambini lavoratori varia tra gli 8 e i 16 anni e che i minori sono spesso impiegati in attività di venditori ambulanti e in altre precarie attività di strada. I bambini della comunità Rom, soprattutto se minori di 14 anni, vengono spesso impiegati per compiere furti, vendere fiori o chiedere l'elemosina; per quanto riguarda l'attività del furto, questo accade perché a quell'età non si può essere imputati di alcun reato.

 

 

 

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