14.01.2014 21:10

Legislazione antisemita in Italia

La decisione del fascismo di introdurre una legislazione antiebraica maturò tra la fine del 1935 e il 1936.
Tra la fine del 1936 e l’inizio del 1938, mentre la stampa intensificava la polemica contro gli ebrei, il governo completò il loro allontanamento dalle principali cariche pubbliche nazionali.
Per sette anni l’Italia fascista fu un paese ufficialmente e concretamente antisemita; più precisamente, dapprima (fino al 25 luglio 1943) si ebbe la “persecuzione dei diritti degli ebrei”, e poi (dall'8 settembre 1943 al 25 aprile 1945) la “persecuzione delle vite degli ebrei”.

Il periodo della persecuzione dei diritti può essere convenzionalmente fatto iniziare il 14-15 febbraio 1938, quando il ministero dell’Interno (retto da Mussolini) dispose il censimento della religione professata dai propri dipendenti. Successivamente vennero decisi: l’espulsione degli ebrei dalle scuole (2 settembre 1938), il divieto di matrimoni “razzialmente misti”, l’espulsione degli ebrei dagli impieghi pubblici e dal Partito nazionale fascista e la limitazione del loro diritto di proprietà (7-10 novembre 1938), la loro espulsione totale dall’esercito e dal complesso delle attività culturali (fine 1938), la loro progressiva emarginazione dalle altre attività lavorative (dal 1939 in avanti), ecc. La definizione giuridica di “ebreo” poggiava su basi razziste e non religiose o culturali. Vennero assoggettate alla persecuzione circa 51.000 persone.
Parallelamente, venne decisa l’espulsione dalla penisola della maggior parte degli ebrei stranieri (1 settembre 1938), e venne comunicato all’Unione delle comunità israelitiche italiane che anche gli ebrei italiani dovevano lasciare il Paese entro pochi anni (9 febbraio 1940). Il regime intendeva “liberare” l’Italia da tutti gli ebrei. La nuova guerra e la sua progressiva estensione mondiale resero tale obiettivo impraticabile. Così, al momento dell’ingresso dell’Italia nel conflitto (10 giugno 1940) venne deciso l’internamento degli ebrei italiani giudicati maggiormente; successivamente venne istituito il lavoro obbligatorio per alcune categorie di ebrei italiani (maggio 1942), venne deciso di istituire dei veri e propri campi di internamento e lavoro obbligatorio per tutti gli ebrei italiani abili (maggio-giugno 1943.

L’espulsione degli ebrei dal lavoro ebbe inizio prima ancora del varo della legislazione antiebraica; già il 9 agosto 1938 il ministro dell’Educazione nazionale Giuseppe Bottai aveva disposto il divieto di conferimento di supplenze e incarichi di insegnamento a “docenti di razza ebraica” ; e in data precedente al 17 agosto 1938 il ministro degli Affari esteri Galeazzo Ciano aveva disposto il licenziamento di “tutti gli impiegati locali all’estero ed avventizi all’interno che risultassero non appartenere alla razza italiana” .

A partire dal settembre 1938, le norme legislative si intrecciarono a quelle amministrative, componendo un quadro di divieti ed esclusioni che può essere sintetizzato nel modo seguente.

Nel novembre 1938 fu disposto il di tutti i dipendenti pubblici “di razza ebraica”, ossia degli impiegati dello Stato, delle province, dei comuni, delle aziende municipalizzate, ecc. .
Nel novembre 1938 fu inoltre disposto il licenziamento entro il 4 marzo 1939 (e il blocco definitivo di nuove assunzioni) di tutti i dipendenti “di razza ebraica” impiegati in enti e imprese parastatali o privati ma controllati o sostenuti dallo Stato (Partito nazionale fascista, associazioni sindacali, enti o istituti di diritto pubblico vigilati dallo Stato o destinatari di contributi continuativi da parte di esso, enti dipendenti dai precedenti, società industriali o commerciali con partecipazione azionaria dello Stato pari ad almeno la metà del capitale, ecc. compresi alcuni istituti bancari), nonché di quelli impiegati in scuole private, in banche “di interesse nazionale” in imprese private di assicurazione . Perlomeno dal 1942 il divieto di insegnamento privato venne ampliato alle lezioni private in genere . Nel novembre 1938 fu stabilito che i cittadini italiani “di razza ebraica” non potevano essere dirigenti, amministratori o sindaci di aziende dichiarate “interessanti la difesa della Nazione” o con almeno 100 dipendenti; nel febbraio 1939 fu precisato che la cessazione doveva avvenire entro l’11 maggio 1939 .
Nel dicembre 1939 alle persone “di razza ebraica” fu vietato l’impiego di fattorino d’albergo, nel settembre 1940 quello negli uffici di propaganda alberghiera, successivamente qualsiasi impiego negli alberghi .
Nel maggio 1940 alle persone “di razza ebraica” fu vietato l’impiego di lavorante di oggetti preziosi e nel novembre 1941 quello di commesso di oreficeria , nel gennaio 1941 quello di autista di noleggi pubblici , nel febbraio 1941 quello di portiere, tranne che per gli immobili abitati solo da ebrei .
Tra il febbraio e il settembre 1942 fu vietato qualsiasi impiego di persone “di razza ebraica” nelle aziende ausiliarie alla produzione bellica, ossia in imprese quali la Fiat, la Compagnia generale di elettricità, la Montedison ecc., nonché nei cantieri navali .

Nel giugno 1940 alle persone “di razza ebraica” fu vietata “qualsiasi attività nel settore dello spettacolo”, da quella di librettista a quella di pulizia e custodia

Nell’agosto 1939 ai cittadini italiani “di razza ebraica” fu vietato l’esercizio della professioni notaio e  la professione di giornalista .
Nell’agosto 1939 fu disposto che entro il 1° marzo 1940 i cittadini italiani “di razza ebraica” esercenti la professione di medico-chirurgo, farmacista, veterinario, ostetrica, avvocato, procuratore, patrocinatore legale, esercente in economia e commercio, ragioniere, ingegnere, architetto, chimico, agronomo, geometra, perito agrario, perito industriale  dovevano essere iscritti in elenchi “speciali” e abilitati a esercitare la professione “esclusivamente a favore di persone appartenenti alla razza ebraica

Nel dicembre 1938 il ministero dell’Interno specificò che le amministrazioni pubbliche e assimilate “non dovranno d’ora in poi affidare incarichi, appalti ecc. di alcuna specie a persone di tale razza: restano, pertanto, vietati […] gli appalti di pubblici servizi o di singole opere o forniture a persone di tale razza” . Nel febbraio seguente dette amministrazioni furono autorizzate a “revocare le concessioni [… e] risolvere d’autorità i contratti di appalto per lavori o forniture” conferite o stipulati con persone “di razza ebraica” o con ditte da esse possedute .
L’11 ottobre 1938 il ministro delle Corporazioni dispose il divieto di concessione di licenze di apertura di negozi ad ebrei e la sospensione delle cessioni di licenze da titolari “di razza diversa” ad ebrei .
Tra il 1939 e il 1943 il ministero dell’Interno (Direzione generale della pubblica sicurezza, previo parere della Direzione generale per la demografia e la razza) vietò alle persone “di razza ebraica” la licenza di guida turistica, interprete ; di collocatore di pubblicazioni; di agenzia viaggi e turismo ; di affittacamere; di confezionare e vendere uniformi militari;  di raccolta e vendita indumenti militari fuori; di commercio di preziosi ; di esercizio bar e spacci di alcolici ; di commercio ambulante  ; di commercio oggetti antichi e d’arte ; di esercizio arte fotografica  ; di commercio di articoli odontoiatrici montati in metalli preziosi ; di mediatorato ; di scuole di ballo ; di esercente servizi automobilistici pubblico da piazza o di noleggio da rimessa ; di commercio libri usati  ; di amministratore di case e condomini  ; di vendita apparecchi radio ; di vendita pelletterie in alberghi ; di commercio stracci di lana e lana usata ; di attività tipografica ; di copisteria in negozi ; di commercio oggetti usati  ; di commercio stracci non di lana ; di commercio di libri, articoli per bambini, carte da gioco, articoli ottici, oggetti sacri, cartoleria, raccolta di rifiuti, scuola di cucito.


A completamento di quanto sopra, va tenuto presente che nel febbraio 1940 la Direzione generale per la demografia e la razza precisò che le persone “di razza ebraica” dovevano indirizzare le richieste di sussidio “alla Comunità israelitica, cui per legge è devoluta l’assistenza agli ebrei bisognosi” e il ministero dell’Interno comunicò gli ebrei non potevano essere iscritti nell’elenco dei poveri”, cioè usufruire dell’assistenza pubblica .
Già alla fine del 1938 un dirigente dell’Unione delle comunità israelitiche italiane parlava di “impellenti dolorose necessità di tanti correligionari stranieri divenuti improvvisamente poveri, mentre nel 1942 il presidente dell’ente di assistenza della Comunità israelitica di Roma affermava: “Le sofferenze dei nostri poveri non si leniscono con le dieci, quindici o venti lire che ora siamo costretti a dare :  essi hanno bisogno di tutto: dalle vesti o altri indumenti, alle lenzuola, ai materassi, all’aiuto finanziario (spesso richiesto) più importante per pagare fitti arretrati e per evitare dolorosi sfratti. Spesso vengono da noi correligionari di altre Comunità che desiderano i mezzi per far ritorno a casa, senza parlare dell’assistenza ai confinati politici, e ancora e ancora” .
Nella scuola e nelle università vennero adottate le seguenti principali misure contro le persone o le presenze “di razza ebraica”: a) esclusione (ossia, espulsione dei già presenti e divieto di nuovi accessi) degli studenti dalle scuole elementari e medie frequentate da alunni “di razza ariana”); b) esclusione degli studenti dalle università (con la temporanea eccezione  di coloro che -italiani o stranieri, ma non tedeschi- erano già iscritti nell’anno accademico 1937-38 e non erano fuori corso); c) esclusione degli insegnanti dalle scuole pubbliche e private di ogni ordine e grado (a eccezione delle eventuali scuole ebraiche o “speciali”); d) esclusione degli impiegati dalle scuole, dagli uffici ministeriali ecc.; e) divieto di adozione nelle scuole medie dei libri di testo redatti, commentati o riveduti da autori “di razza ebraica”, anche se in collaborazione con autori “di razza ariana” e di quelli contenenti riferimenti al pensiero di ebrei morti dopo il 1850 .
In concreto vennero espulsi oltre 100 direttori e maestri di scuola elementare ; 279 presidi e professori di scuola media (173 in quelle di istruzione classica, scientifica e magistrale, e 106 in quelle di istruzione tecnica) ; 96 professori universitari ordinari e straordinari, oltre 133 aiuti e assistenti e numerose decine di incaricati e lettori universitari ; vennero revocate oltre 200 libere docenze e vennero messi al bando 114 autori di libri di testo per le medie e un numero tuttora ignoto di autori di manuali universitari; vennero estromesse alcune migliaia di studenti e varie decine di impiegati.

Riguardo ai libri va aggiunto che tra la fine del 1938 e gli inizi del 1939 le case editrici cessarono pressoché del tutto di pubblicare nuove opere di autori ebrei .Vennero anche sequestrati i libri non razzisti, come un dizionario da tempo in commercio contenente la definizione “antisemiti, gente poco civile che osteggia e combatte gli ebrei” .
Contemporaneamente –per limitarsi anche in questo caso ad un solo esempio- tutti gli alunni della quinta elementare appresero dal proprio libro di lettura che:
“Ma fra i nuovi conquistatori [degli imperi coloniali] si era mescolata la razza giudaica, disseminata lungo le rive del Golfo Persico e sulle coste dell’Arabia, dispersa poi lontano dalla patria d’origine, quasi per maledizione di Dio, e astutamente infiltratasi nelle patrie degli Ariani. Essa aveva inoculato nei popoli nordici uno spirito nuovo fatto di mercantilismo e di sete di guadagno, uno spirito che mirava unicamente ad accaparrarsi le maggiori ricchezze della terra. L’Italia di Mussolini, erede della gloriosa civiltà romana, non poteva rimanere inerte davanti a questa associazione di interessi affaristici, seminatrice di discordie, nemica di ogni idealità. Roma reagì con prontezza e provvide a preservare la nobile stirpe italiana da ogni pericolo di contaminazione ebraica e di altre razze inferiori. Dopo la conquista dell’Impero venne bandita, ad esempio, una severa crociata contro il pericolo della mescolanza fra la nostra razza e quella africana (meticciato). I popoli superiori non debbono avere vincoli di sangue con i popoli assoggettati, per non venir meno a un’alta missione di civiltà, per non subire menomazioni di prestigio e per non porre in pericolo la purezza della propria razza” .
Quanti italiani hanno ricevuto e ritrasmesso questa educazione poco civile?

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